Devo dire che questo romanzo mi ha davvero colpito molto. Rimandavo da diverso tempo la lettura di questo autore che, a tutti gli effetti, rappresenta una delle voci più originali e profonde, della lettura americana contemporanea. Ho deciso di cominciare con “Molto Forte, Incredibilmente Vicino” piuttosto che con il suo primo lavoro (Ogni cosa è illuminata) perché la storia – letta sulla quarta di copertina – mi ha preso fin da subito. Cosa ci può essere di più doloroso per un bambino di nove anni, se non quello di perdere un genitore (nel caso specifico, il padre) e per di più, perderlo in un evento così tragico e irreale, come quello degli attacchi alle Torri Gemelle di New York avvenuti nel settembre del 2001? Purtroppo però, per Oskar, le cose sono andate proprio così. Suo pare era all’interno del World Trade Center per un appuntamento di lavoro, quel maledetto 11 settembre, e così come per altre migliaia di persone, la sua vita è finita sotto le macerie delle Torri Gemelle.
La storia comincia quando Oskar, rovistando nella camera del padre, ritrova una busta con sopra riportato il nome Black e all’interno una chiave. Da quel momento, Oskar decide di andare a far visita a tutti i Mr. e Mrs. Black di New York, per scoprire quale mondo è in grado di svelare quella chiave e, implicitamente, per cercare di capire che legame abbia con la morte del padre. I filoni narrativi sono due. Quello della ricerca di Oskar e quello della nonna che vive a pochi passi da casa sua. Un’immigrata dalla Germania che è stata abbandonata dal marito nel momento in cui gli ha comunicato di essere in cinta del padre di Oskar. Un marito che per lo show ha perso il dono della parole e si limita a comunicare tramite foglietti e che si è fatto tatuare sulle due mani, un “Sì” e un “No” per cercare di agevolare la comunicazione con la gente.
La ricerca della verità si snoda attraverso incontri bizzarri e virtuosismi letterari che mi hanno riportato ai tempi nei quali leggevo David Foster Wallace. L’autore gioca con le parole e con le immagini. Il romanzo è “condito” con fotografie relative a ciò che avviene nella storia (es. serrature, finestre, abitazioni, le Torri Gemelle, ecc …) inoltre ci sono colpi di genio belli e buoni, come pagine che riportano solamente una frase (il parlare del nonno tramite foglietti), periodi barrati, cancellature, cerchiature in rosso e, perfino un testo reso illeggibile dalla sovrapposizione di più pagine una sull’altra.
Ma al di là ogni virtuosismo che sfiora la “ragazzata” (Safran Foer ha scritto questo romanzo nel 2005, quando aveva poco meno di trent’anni) quello che traspare dal libro è l’amore per i genitori e la gestione del lutto da parte di un bambino. Questo lavoro fa commuove, ridere, riflettere e poi di nuovo commuovere; insomma, è davvero bello. Credo che, arrivato a questo punto, mi concederò (così come per Non mi Lasciare di Ishiguro) la trasposizione cinematografica del romanzo che, a quanto pare, è stato giudicata all’altezza.
Lo consiglio davvero a tutti. Magari non è così facile come leggere un romanzo di Dan Brown, ma vi posso assicurare, che saprà darvi molto di più di quello che un thriller, anche se ben scritto, può dare.
Ultima annotazione: durante tutta la storia, Oskar scrive lettere a grandi personalità contemporanee, una su tutte Stephen Hawking il grande astrofisico scomparso recentemente. La risposta del grande scienziato (anche se frutto della fantasia di Safran Foer, vale davvero il prezzo del biglietto).
9/10
Quarta di Copertina: