Alessandro Casalini - Benvenuti

Scrittura - Lettura

By Alessandro / Leggo, pillole-leggo

2017

Settembre

15

Paolo Cognetti – Le Otto Montagne

Paolo Cognetti – Le Otto Montagne

Prima volta che leggo un vincitore del premio strega!

Che dire, il romanzo si legge in scioltezza, prosa scorrevole, storia molto lineare. Di fatto è la storia di un’amicizia immersa nel contesto della montagna. Sono un “tizio” di mare. Nel senso che vivo in una località di mare e il mio rapporto con la montagna non è mai stato troppo intimo. Credo che a una persona che ami la montagna, possa apprezzare ancora di più questa storia che comunque risulta gradevole alla lettura. Ora, il processo per il quale possa essere attribuito il Premio Strega, proprio a questa opera, io lo ignoro, quello che posso dire è che non mi sembra nulla di così eclatante; indubbiamente ben scritto ma questo ce lo si DEVE aspettare da un vincitore del premio Strega, non lascia di sicuro a bocca aperta. Insomma, adesso dirò qualcosa che farà gridare al sacrilegio, tuttavia lo dico lo stesso: in quanto scrittore (con la s molto ma molto minuscola) mi sento di dire che questa storia l’avrei potuta scrivere anche io, magari non così bene, ma credo che gli editor servano proprio a questo, quindi se ti pubblica Einaudi, dai per scontato che una bella squadra di editor, ti seguirà e aiuterà a rendere il tuo romanzo impeccabile dal punto di vista stilistico. Credo che la parte relativa alla costruzione della casa in quota poteva essere sviluppata più a lungo, mettendo in rilievo il rapporto tra i due protagonisti nell’atto di creare qualcosa di intimo e di personale. Mi è sembrato quindi che molti degli aspetti del romanzo siano stati solamente abbozzati e non approfonditi a dovere. Insomma, questa amicizia che è il filone conduttore di tutto il libro, non mi sembra lasciare nel lettore nulla di più che una “banale” amicizia tra un montanaro e un ragazzo di città. Non so, forse non sono stato abbastanza attento per leggere tra le righe quello che il romanzo dice senza metterlo nero su bianco, tuttavia non mi è arrivato fino in fondo.

6/10

Quarta di copertina:

Pietro è un ragazzino di città, solitario e un po’ scontroso. La madre lavora in un consultorio di periferia, e farsi carico degli altri è il suo talento. Il padre è un chimico, un uomo ombroso e affascinante, che torna a casa ogni sera dal lavoro carico di rabbia. I genitori di Pietro sono uniti da una passione comune, fondativa: in montagna si sono conosciuti, innamorati, si sono addirittura sposati ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo. La montagna li ha uniti da sempre, anche nella tragedia, e l’orizzonte lineare di Milano li riempie ora di rimpianto e nostalgia.
Quando scoprono il paesino di Grana, ai piedi del Monte Rosa, sentono di aver trovato il posto giusto: Pietro trascorrerà tutte le estati in quel luogo «chiuso a monte da creste grigio ferro e a valle da una rupe che ne ostacola l’accesso» ma attraversato da un torrente che lo incanta dal primo momento. E lí, ad aspettarlo, c’è Bruno, capelli biondo canapa e collo bruciato dal sole: ha la sua stessa età ma invece di essere in vacanza si occupa del pascolo delle vacche.
Iniziano cosí estati di esplorazioni e scoperte, tra le case abbandonate, il mulino e i sentieri piú aspri. Sono anche gli anni in cui Pietro inizia a camminare con suo padre, «la cosa piú simile a un’educazione che abbia ricevuto da lui». Perché la montagna è un sapere, un vero e proprio modo di respirare, e sarà il suo lascito piú vero: «Eccola lí, la mia eredità: una parete di roccia, neve, un mucchio di sassi squadrati, un pino». Un’eredità che dopo tanti anni lo riavvicinerà a Bruno.
Paolo Cognetti, uno degli scrittori piú apprezzati dalla critica e amati dai lettori, entra nel catalogo Einaudi con un libro magnetico e adulto, che esplora i rapporti accidentati ma granitici, la possibilità di imparare e la ricerca del nostro posto nel mondo.

 

 


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