Alessandro Casalini - Benvenuti

Scrittura - Lettura

By Alessandro / Leggo, pillole-leggo

2018

Luglio

13

Orso Tosco – Aspettando i Naufraghi

Orso Tosco – Aspettando i Naufraghi

Aspettando i Naufraghi di Orso Tosco è un gran bel libro. Siamo nel genere “Fine del mondo” quindi apocalittico, ma non c’è nulla di fantascientifico in questo romanzo. C’è, piuttosto, un futuro non così distante dal nostro tempo, dove una collettività prima circoscritta e poi globale (I Naufraghi) decidono di mettere a ferro e fuoco l’intero pianeta. Una vera e propria ondata di violenza che inesorabilmente si abbatte sulla vita di tutte le persone. Persone che, piuttosto che affrontare l’atroce fine che li attende, decide di suicidarsi. Magari non proprio tutti, ma comunque la maggioranza. E’ proprio così che si apre il romanzo, con un gruppo di amici strafatti, che dopo una festa (probabilmente una sorta di ultima celebrazione prima della morte) decide di mettere in scena un suicidio collettivo. Ogni partecipante con una pistola puntata alla tempia e poi BANG! Tutti morti. Anzi no, tutti morti tranne uno. Massimo.

Cosciente dell’imminente sopraggiungere dei Naufraghi, e una volta rimasto solo, Massimo si mette in viaggio verso la casa di cura dove (soprav)vive suo padre. Un padre che, di fatto, sta morendo. Una volta giunto all’Hospice Santa Guida, Massimo vi troverà all’interno strani personaggi. Il Dottor Malandra, timido chirurgo morfinomane, Guido, infermiere, alcolista, ultras, e Olga, una suora in lotta contro la felicità e contro il proprio passato. Insieme si convinceranno a tentare un’ultima disperata resistenza contro i Naufraghi.

Ciò che mi ha colpito di più di questo romanzo, a parte la trama sicuramente interessante, è la ricchezza nella descrizione dei particolari. Tosco descrive in maniera dettagliata ogni situazione, ogni movimento, ogni respiro dei suoi protagonisti, tanto che, con lo scorrere delle pagine, perfino il lettore inizia a percepire la paura di finire sotto le grinfie di questi Naufraghi assetati di sangue e distruzione. E’ uno di quei romanzi che ti fanno riflettere sulla vita e la morte. L’ambientazione della casa di cura, piena di gente condannata a morire, fa da contrasto all’attaccamento alla vita che ognuno dei personaggi dimostra di avere, magari inconsapevolmente, nell’attimo in cui tutto volge inesorabile verso la fine.

Consiglio questo libro a tutti coloro a quali piacciono le storie dalle tinte forti. Storie distopiche ma non troppo, visto che, in fondo, I Naufraghi potrebbero essere davvero dietro l’angolo.

8.5/10

 

Quarta di Copertina:

Tra i partecipanti a una festa sfrenata che si conclude con un suicidio collettivo, Massimo è l’unico a non premere il grilletto. Eppure la fine è vicina, per tutti. La guerra incombe, e i Naufraghi stanno arrivando. In pochi mesi, quello che inizialmente sembrava soltanto un gruppetto di invasati è cresciuto in modo inarrestabile, tanto da sovvertire l’intero ordine globale. L’unica caratteristica che lega i suoi componenti è l’abbandono di ogni comunicazione verbale. I Naufraghi si esprimono mediante le loro azioni, azioni che sono violente, distruttive, definitive. Per uccidersi o farsi ammazzare, un posto vale l’altro, Massimo lo sa bene. Ma all’ultimo momento decide di trascorrere il poco tempo che gli rimane con Piero, suo padre, confinato all’Hospice San Giuda, un sanatorio incastonato tra le valli di un entroterra che somiglia molto a quello ligure. Massimo non è mai riuscito ad accettare la malattia del padre, ma ora, sentendosi ugualmente spacciato, è lui ad avere bisogno della sua presenza. Un analogo cambio di prospettiva consentirà anche agli altri abitanti dell’Hospice di resistere al peso della disperazione. Che si tratti del Dottor Malandra, timido chirurgo morfinomane; di Guido, infermiere, alcolista, ultras; di Olga, suora in lotta contro la felicità e contro il proprio passato, tutti comprenderanno l’ultima, possibile verità: che ci può essere speranza senza speranza.
Con uno stile potente e attraverso continui sconfinamenti nel fantastico, Orso Tosco riesce a darci una rappresentazione quanto mai reale delle motivazioni segrete che ci spingono a vivere, fino all’ultimo respiro. E, forse, persino dopo.


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