Terzo romanzo di Auster che leggo dopo “La musica del caso” e “Follie di Brooklyn”.
Devo dire che mi è piaciuto molto anche questo.
Lo scrittore che ricomincia a scrivere dopo essere scampato ad una grave malattia e la scrittura che sconfina nella realtà, ci portano verso i terreni della metanarrativa.
La narrazione salta tra il romanzo e quello che il protagonista sta scrivendo fino a quando i due filoni vanno ad unirsi in un mix che per un attimo disorienta il lettore.
Il taccuino blu. Un nuovo inizio. Uno scrittore che riempie pagine bianche dopo una malattia e poco dopo si ritrova (involontariamente) a scrivere di se stesso.
L’idea è sicuramente originale e come sempre Auster ci regala una narrazione scorrevole e minimalista.
Romanzo breve e inteso potremmo definirlo. Consigliato vivamente.