Bellissimo!
Partiamo dal fatto che leggere un Nobel mette sempre un po’ a disagio, almeno è quello che accade a me. Non sai mai se porti verso la lettura con un leggero timore reverenziale, oppure pensare che tutta la storia del Nobel non sia altro che il solito carrozzone di paraculi vari, in cui vince chi DEVE vincere e chi s’è visto s’è visto.
Insomma, parto con la lettura e dopo un paio d’ore butto l’occhio sulla pagina corrente, e prendo atto di trovarmi a quota 80 (su 290). Wow, mi dico, questo libro si legge che è un piacere, e in effetti nei giorni successivi continuo a leggere, e ancora a leggere e, scusate la ripetizione, a leggere.
La storia è davvero bella, l’idea, forse, lo è anche di più.
In realtà, mentre lo leggi intuisci qualcosa sulla strana vita di questi ragazzi “rinchiusi” all’interno di una specie di orfanotrofio 2.0 in cui tutto sembra così distante dalla realtà, tuttavia il nocciolo della questione sembra sfuggirti dalle mani ogni volta che credi di averlo finalmente acchiappato.
Poi ogni cosa va al suo posto e il finale in parte di sorprende nonostante il gusto della sorpresa sia oramai diventato un MUST che non potresti perdonare allo scrittore nel caso avesse deciso, proprio in dirittura d’arrivo, sadicamente, di negarti.
La narrazione è in prima persona dal punto di vista di uno dei protagonisti in forma di racconto al lettore (ora vi racconto cosa accadde il giorno in cui…) e questa formula, a mi avviso lo rende ancora più scorrevole.
Mi è piaciuto e ve lo consiglio, anzi credo che mi concederò anche la visione dell’adattamento cinematografico.