Murakami sa incantare i suoi lettori. Sempre. Tuttavia, questo “Commendatore” non mi ha coinvolto così come era riuscito a farlo 1Q84. E’ indubbiamente un buon romanzo in tipico stile Murakami. Una storia che cammina in equilibrio tra reale e fantastico, anche se devo dire, la componente fantastica in questo caso, mi è parsa un po’ meno robusta del solito. Come se Murakami non avesse voluto calcare troppo la mano. Anche il finale mi lascia un po’ perplesso.
Non considero questo romanzo all’altezza di Kafka, Dance Dance Dance, Nel segno della Pecora, e il già citato 1Q84. Lo colloco un gradino più in basso. Magari solo di un millimetro, ma comunque sotto.
Come ho già detto, avrei spinto un po’ di più nella direzione del fantastico, soprattutto nel secondo libro, quando il protagonista si ritrova a che fare con un mondo non propriamente reale. Ecco, in quel frangente ritengo che M. si sia limitato a “fare il compitino”. Ti prendo per mano per una gita veloce al di là di quello strato di realtà che ci avvolge. Ma niente di più. Una specie di toccata e fuga che mi ha lasciato l’amaro in bocca. Come se per le precedenti 600 pagine l’autore non abbia fatto altro che caricare il fucile, per poi – una volta giunto il momento di utilizzarlo – decidere di sparare a salve. Così. Per non rischiare di far male a nessuno.
Ovviamente stiamo parlando di impressioni personali su un autore che stimo e amo moltissimo. Tuttavia, quando si ha a che fare con i propri supereroi, si tende ad alzare l’asticella oltre al limite delle aspettative normali.
Da Murakami, io, mi aspetto sempre Murakami.
Voto: 8/10