Un romanzo scritto sotto forma di dialogo ininterrotto tra un paziente e il suo psicoterapeuta. Di certo originale, anche se un po’ ostico. Diciamo che una laurea in matematica può risultare di aiuto alla lettura. Mi ha riportato alle atmosfere di Sunsed Limited, anche se questo Stella Maris lascia parecchie domande senza risposta.
Voto: 6.5/10
Quarta di Copertina:
Ottobre 1972, struttura psichiatrica Stella Maris. Tra le mura di una stanza un uomo e una donna si scambiano parole di matematica e desiderio, di musica e visioni. Lei si chiama Alicia Western ed è lí per cercare di sfuggire ai suoi demoni. Lui è lo psichiatra che l’ha in cura ed è lí per tentare di salvarle la vita. Falliranno entrambi, ma le parole che si scambiano tra quelle mura resteranno dopo di loro. Nella seconda metà della dilogia cominciata con Il passeggero, Cormac McCarthy chiude il cerchio delle vicende dei fratelli Western – e della sua intera opera – con un romanzo di diamantina intelligenza e strabiliante vis drammatica: l’ultima degna parola di un autore di genio.