Alessandro Casalini - Benvenuti

Scrittura - Lettura

Cormac McCarthy – La Strada

Uno dei migliori libri letti nel 2017! Davvero molto bello. La storia, il modo di scrivere, perfino il finale (aspetto non da poco, visto che molto spesso anche romanzi ben scritti e con una trama originale, pagano dazio proprio sul finale).

Non so se la versione originale è organizzata nello stesso modo di quella proposta da Einaudi (ma credo proprio di sì) con paragrafi molto brevi e divisi nel vero senso della parola, che fanno apparire il testo come tanti piccoli blocchi di parole che a mio avviso, rendono la trama ancor più incisiva di quanto non lo sia già. Dialoghi senza caporali e ridotti all’osso, quasi al limite della sceneggiatura. Decisamente il mio modo di vedere la scrittura (senza azzardare paragoni imbarazzanti, l’ossatura del mio Fattore Z è organizzata nello stesso modo).

La storia è molto cruda, con immagini forti, in certe parti al limite dell’horror (si prenda come esempio le scene di cannibalismo). Quello che mi ha molto colpito è il fatto che i due protagonisti, padre e figlio, vengono sempre invocati all’interno del romanzo con gli appellativi “l’uomo” e “il bambino”. Mai un nome proprio di persona in tutta la narrazione. Molto suggestivo. Di fatto McCarthy  ci sta dicendo che quelle due anime erranti potrebbero essere chiunque, perfino il lettore, che suo malgrado, si potrebbe trovare a vivere in un futuro che sembra così lontano ma che probabilmente non lo è.

Il rapporto tra padre e figlio è davvero molto intenso. Mentre lo leggevo pensavo: “E se fossi io quell’uomo in mezzo al nulla con mio figlio?”, “E se fossi io a dover sopravvivere in un mondo del genere cercando di raggiungere una meta che con molta probabilità meta non è?”. La verità è che “La strada” mi ha davvero coinvolto emotivamente. Accade di rado. Stavolta è successo.

Consiglio vivamente questo romanzo agli amanti del genere post-apocalittico ma non solo. In realtà lo consiglio un po’ a tutti quelli che hanno voglia di leggere un ottimo libro, perché “La strada” è davvero un gran bel romanzo.

10/10

Quarta di copertina:

Un uomo e un bambino, padre e figlio, senza nome. Spingono un carrello, pieno del poco che è rimasto, lungo una strada americana. La fine del viaggio è invisibile. Circa dieci anni prima il mondo è stato distrutto da un’apocalisse nucleare che lo ha trasformato in un luogo buio, freddo, senza vita, abitato da bande di disperati e predoni. Non c’è storia e non c’è futuro. Mentre i due cercano invano più calore spostandosi verso sud, il padre racconta la propria vita al figlio. Ricorda la moglie (che decise di suicidarsi piuttosto che cadere vittima degli orrori successivi all’olocausto nucleare) e la nascita del bambino, avvenuta proprio durante la guerra. Tutti i loro averi sono nel carrello, il cibo è poco e devono periodicamente avventurarsi tra le macerie a cercare qualcosa da mangiare. Visitano la casa d’infanzia del padre ed esplorano un supermarket abbandonato in cui il figlio beve per la prima volta un lattina di cola. Quando incrociano una carovana di predoni l’uomo è costretto a ucciderne uno che aveva attentato alla vita del bambino. Dopo molte tribolazioni arrivano al mare; ma è ormai una distesa d’acqua grigia, senza neppure l’odore salmastro, e la temperatura non è affatto più mite. Raccolgono qualche oggetto da una nave abbandonata e continuano il viaggio verso sud, verso una salvezza possibile…


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